Sono innamorato di Pippa Bacca
22 e 23 giugno 2020, ore 21:30 – Fortezza Vecchia, Livorno
regia di Simone Manetti
con Elena Manzoni, Antonietta Pasqualino di Marineo, Maria Pasqualino di Marineo, Rosalia Pasqualino di Marineo, Valeria Pasqualino di Marineo.
Documentario, Italia – 2019, 76 minuti.
8 marzo 2008: prende il via da Milano, con destinazione Gerusalemme, “Brides on tour”, la performance dell’artista Giuseppina Pasqualino di Marineo, nome d’arte Pippa Bacca, e dell’amica Silvia Moro. Il viaggio prevede l’attraversamento in autostop di undici Paesi, con soste a casa di persone contattate in precedenza. Ad ogni tappa incontrano le ostetriche locali, perché Pippa possa lavare loro i piedi; rituale evangelico, imparato da piccola sul cammino di Compostela, che vuole esprimere riconoscenza per chi favorisce la vita in contesti postbellici. Luoghi in cui la correlazione tra bisogno e solidarietà si dà come un’evidenza, qualcosa che non ha bisogno di essere incoraggiato. Ma l’aspetto più sostanziale e spettacolare dell’azione consiste nel vestire per tutto il tempo del viaggio abiti da sposa concepiti e disegnati ad hoc.
Attraverso il movimento, tramite passaggi di sconosciuti, in realtà ferite dalla guerra (Slovenia, Croazia, Bosnia, Bulgaria, Turchia, Siria, Libano, Giordania, Cisgiordania, Israele) intendono provare con i loro corpi che due donne possono attraversare il mondo, da sole e con la solidarietà degli sconosciuti. Il loro atto artistico non arriverà a compimento: dopo una temporanea separazione on the road – il cui motivo è nucleo di senso del progetto e quindi del film – sulla strada per Istanbul Pippa viene violentata e uccisa da un uomo che le offre un passaggio. Dodici giorni dopo il suo ultimo segnale, il suo corpo viene ritrovato, sepolto in un bosco. È il presidente turco Erdogan a esprimere le condoglianze ai familiari per un delitto compiuto ai danni di “un’artista e messaggera di pace”.
Dopo le esperienze di montaggio e l’esordio nel lungo con Ciao amore, vado a combattere (2017) Simone Manetti si dedica di nuovo ad una figura femminile stratificata e indipendente.
L’urgenza è quella di testimoniare in forma filmica, perché non cada nell’oblio, la sua storia esemplare di tenace fiducia nell’umanità. Il regista attinge direttamente alle riprese e alle fotografie scattate dalle due artiste sulla loro strada e la videocamera di Pippa è essa stessa protagonista di un’inaudita svolta drammatica: un momento di festa che il film svela con tempismo perfetto e congela in un commento sonoro algido, per isolarlo e tentare di comprenderlo.
Poi ne ripercorre il tracciato stradale per generare in chi guarda un’adesione più autentica e immediata a quell’esperienza. Infine interpella Silvia e la famiglia di Pippa non solo per ricostruire alla fonte la cronologia dei fatti ma anche il percorso e le molteplici personalità artistiche di Pippa (“una calamita, ma anche una calamità”), a partire dal clima familiare tutto femminile e anticonvenzionale in cui è cresciuta.
L’alchimia tra questi elementi dà vita a un racconto che schiva la santificazione ex post e si distingue per delicatezza ed essenzialità e restituisce il senso profondo del gesto artistico, le sue motivazioni e premesse.
Durante le interviste alla madre di Pippa, Elena Manzoni (sorella dell’artista Piero) e alle figlie Antonietta, Maria, Rosalia e Valeria – un coro molto consapevole di voci e affetti – la macchina si tiene a rispettosa distanza dai volti, evita con cura di farsi meccanismo di sfruttamento delle emozioni. La necessità di perdono e superamento del trauma ritorna anche degli interventi di Silvia Moro, che con pathos fanno rivivere lo slancio idealistico – la sfida di ogni artista – di “Brides in Tour”. Su tutte le immagini originali si impone quella delle code del vestito da sposa: veli bianchi asimmetrici che si muovono silenziosi sulle strade dei Balcani. Simbolo di un pacifismo appreso per linea materna e incarnato, pronto a contaminarsi, senza paure.
Raffaella Giancristofaro – mymovies.it